Bilancio Squadre 2022: Israel – Premier Tech

Nonostante le 15 vittorie ottenute, il 2022 non è stato certo un grande anno per la Israel – Premier Tech. La sua stagione, infatti, si è conclusa con la retrocessione a categoria Professional a causa dei pochi punti raccolti nel corso degli ultimi tre anni. A salvare il team israeliano non è bastato un ottimo Tour de France (concluso con due vittorie di tappa) e altre vittorie ottenute qua e là in corse minori. I suoi corridori, infatti, hanno giocato un ruolo di comprimari in tutte le Monumento (e in questo caso pesa particolarmente l’assenza della formazione dal Giro delle Fiandre a causa del Covid) e anche negli altri due GT hanno fatto fatica a mettersi in mostra.

TOP

Tra le note liete della squadra c’è sicuramente Hugo Houle. Il canadese, dopo essersi già messo in mostra con un quarto posto parziale in una tappa del Giro dei Paesi Baschi, corre un Tour de France da assoluto protagonista, centrando tre fughe, con le ultime due che portano in dote un terzo posto e, soprattutto, la vittoria sul traguardo di Foix. Grazie all’ottima condizione con cui è uscito dalla Grande Boucle, poi, è riuscito a chiudere al secondo posto la Arctic Race of Norway, sicuramente una gara di minore importanza, ma che porta punti importanti alla squadra. Sulle strade francesi si è poi messo in mostra anche Simon Clarke, vincitore della tappa del pavé, ricambiando così la fiducia del team a cui si è unito a stagione iniziata. Non può poi non essere ricordato l’attacco di Chris Froome sul Galiber nella frazione che poi ha chiuso al terzo posto all’Alpe d’Huez, tornando per un giorno protagonista sulle strade della corsa che ha conquistato per quattro volte.

Le altre due vittoria di livello World Tour sono arrivate grazie a Daryl Impey, vincitore di una tappa al Giro di Svizzera, e a Patrick Bevin, che è stato autore di un ottimo mese di aprile (ha vinto una frazione e la classifica generale al Giro di Turchia e una tappa al Giro di Romandia). Un’altra giornata memorabile per il team è stata la doppietta di squadra ottenuta alla Mercan’Tour Classic, vinta da Jakub Fuglsang davanti al compagno di squadra Michael Woods (a sua volta vincitore di tre corse): una risultato che sembrava rilanciare i due capitani della formazione, ma che poi alla Grande Boucle non hanno brillato come avrebbero dovuto.

Tra le note positive della squadra c’è anche quella del giovane talento Corbin Strong, che verso la fine della sua prima stagione da professionista ha iniziato a mettersi in mostra con alcuni risultati interessanti. Dopo aver vinto una tappa al Tour of Britain, il neo zelandese è stato grande protagonista a settembre, piazzandosi in alcune delle classiche per velocisti resistenti (è stato, per esempio, quarto al GP di Vallonia e secondo alla Coppa Bernocchi).

+++ Hugo Houle
++ Simon Clarke
+ Corbin Strong

FLOP

Nessuno dei numerosi big presenti in organico ha dato il contributo atteso. Certo, la sfortuna ci ha messo lo zampino in più occasioni, con la beffa Dylan Teuns come culmine. Arrivato a fine stagione per cercare di risollevare le sorti del team con il quale aveva già firmato per la stagione successiva, il belga viene subito frenato da problemi di salute e non riesce a lasciare il segno. Nel corso dell’anno poi il covid si fa sentire pesantemente, condizionando in momenti chiave alcuni degli uomini più attesi. Non bastano così sporadici successi per poter salvare la baracca o la propria stagione.

Un “grande vecchio” della formazione che non ha saputo rimanere sui livelli delle stagioni passate è stato Jakob Fuglsang. L’unico lampo del 2022 del danese è stato il Giro di Svizzera, concluso sul terzo gradino del podio e con una condizione che pareva in crescita in vista del Tour de France. Lì, però, Fuglsang è andato in calando e, nonostante qualche tentativo, non è riuscito a cavar fuori i risultati attesi, finendo poi per ritirarsi. Anche nelle grandi classiche di un giorno, il 37enne è rimasto lontano dalle posizioni che contavano.

Dal punto di vista delle possibilità e delle attese, Michael Woods è rimasto lontano dal suo massimo. Il corridore canadese ha portato a casa la classifica generale della La Route d’Occitanie e un terzo posto in una tappa del Tour de France, ma il suo contributo è decisamente mancato nell’ambito dell’economia di squadra, anche per via del ritiro decisamente anticipato (non ha concluso la terza frazione) cui è stato costretto alla Vuelta a España. Qualche buon piazzamento è arrivato, ma non tale da salvare il bilancio.

Tanti, tantissimi, sono stati i problemi fisici in cui sono incappati i corridori più rappresentativi della squadra. Da questo aspetto non è stata esente neppure la stagione di Sep Vanmarcke, che ha messo a segno una vittoria, alla Maryland Classic, ma che non è riuscito a districarsi in un calendario reso probabilmente più complicato dall’esigenza della squadra di raccogliere più punti possibile per evitare la retrocessione dal World Tour.

– Sep Vanmarcke
— Michael Woods
— Jakob Fuglsang

Miglior Momento

Alla fine, con i necessari distinguo, il miglior momento del 2022 della Israel-PremierTech ha avuto luogo al Tour de France. Nell’arco della Grand Boucle, la squadra israelo-canadese ha saputo cogliere due vittorie di tappa, entrambe molto significative. Simon Clarke ha trionfato ad Arenberg, nell’emozionante tappa del pavé. Una decina di giorni dopo, Hugo Houle ha coronato il suo sogno di imporsi su un traguardo del Tour, completando una spettacolare azione solitaria. Visto anche il contenuto emotivo della vittoria (Houle voleva da tempo dedicare un successo simile al fratello scomparso), l’arrivo del canadese a braccia alzate a Foix, dopo aver avuto ragione di un gruppo di compagni di fuga davvero molto qualificato, è stato il momento più bello vissuto dalla Israel-Premier Tech in una stagione costellata da una miriade di problemi.

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